
Gli sguardi sono corpi
26 Maggio 2022
Scopri di piùAscolta l’articolo letto da Marianna
I miei piedi sono mani, ho dita lunghe e prensili, mi manca solo l’alluce opponibile.
I miei piedi sono stati oggetto di uno stupore tale da sconfinare nello scherno e io, invece di proteggerli, li ho puniti per l’imbarazzo che mi causavano: sempre in scarpe chiuse e pure più piccole di un paio di numeri, perché non volevo solo nasconderli, volevo essere scambiata per Cenerentola!
Un giorno prendo un aereo e arrivo a Sydney, Australia, ed eccoli: piedi nudi di tutte le fattezze che, incuranti della loro bruttezza, camminano ovunque: in spiaggia, per le strade e nei supermercati.
Scopro così il diritto dei piedi, di tutti i piedi, di esistere!
Inauguro un anno a piedi nudi, un anno in cui vedo i miei piedi esattamente quanto vedo le mie mani, e quando arriva la prima lezione di Ashtanga Yoga i miei piedi sono pronti a dare il massimo di loro stessi: sono pronti a salire con orgoglio sul palco, oops, sul tappetino!
–> tre informazioni sui piedi che, se pratichi yoga, secondo me devi conoscere
–> tre curiosità, sui piedi ovviamente
–> tre film a cui penso quando penso ai piedi, e che ti consiglio
L’obiettivo? Darti qualche spunto per onorare una parte del corpo che, sarà perché è la più lontana dagli occhi, e quindi lontana dal cuore, spesso consideriamo meno rappresentativa della nostra identità.
Quando viaggiamo in paesi in cui si parla una lingua diversa dalla nostra, in genere, le prime parole che impariamo sono Ciao, Grazie e Buongiorno. Quando, invece, viaggiamo sul tappetino yoga, le prime parole che impariamo sono, molto probabilmente, queste tre: Om (il mantra), Asana (postura yoga) e Pada (piede).
Conosciamo la parola Pada perché è molto presente nei nomi delle posture che pratichiamo.
Qualche esempio:
–> Padahastasana (पादहस्तासन – posizione delle mani ai piedi)
–> Utthita Hasta Padangusthasana (उत्थित हस्त पादाङ्गुष्ठासन – Posizione della mano all’alluce con la gamba estesa)
–> Padmasana (पद्मासन – la posizione del loto)
Mi auguro che d’ora in poi, quando sentirai l’insegnante nominare le posture in sanscrito di cui non capisci il significato, tu possa riconoscere la parola Pada e pensare: questa la so!
Il modo in cui posizioniamo i piedi, sia quando siamo in posizione statica, sia quando ci muoviamo, influenza moltissimo la postura generale del corpo. Un appoggio scorretto può generare squilibri lungo tutta la struttura corporea e portare a dolori articolari e tensioni muscolari.
Facciamo due esempi e chissà che uno di questi schemi posturali ti sia familiare:
Il peso sbilanciato sulla parte anteriore del piede
–> la curva lombare è accentuata
–> i muscoli addominali sono poco tonici
–> le ultime costole tendono a sporgere (split ribs)
–> la testa è arretrata e il collo perde un po’ della sua curva naturale
Il peso sbilanciato sulla parte posteriore del piede
–> gli ischio crurali sono contratti/corti
–> gli addominali tendono a contrarsi
–> la cifosi dorsale tende ad accentuarsi
–> la testa è proiettata in avanti (chin jut)
La correlazione tra piedi e postura è uno dei motivi per cui le posizioni in piedi nello yoga rivestono un ruolo chiave e sono quasi sempre presenti all’interno di una sequenza, indipendentemente dallo stile praticato.
Sempre per lo stesso motivo durante la pratica yoga l’insegnante guida la costruzione di una postura partendo dall’appoggio al suolo e, quando corregge, controlla prima di tutto la posizione dei piedi.
Nelle tradizioni spirituali dell’India, di cui lo yoga fa parte, i piedi rappresentano l’umiltà, la connessione con la terra e con il sacro, e più in generale il cammino spirituale.
I piedi del Guru sono oggetto di devozione perché rappresentano la trasmissione della sua saggezza e nei rituali di devozione, si toccano o baciano i piedi del guru in segno di rispetto, gratitudine e umiltà.
Per lo stesso motivo, nei testi sacri e nei mantra i piedi del Guru sono spesso menzionati come “Paduka”, cioè le sue orme spirituali, che il discepolo segue per avanzare nel cammino dello yoga e della realizzazione interiore.
Praticare yoga senza scarpe, oltre che una ragione pratica, ha anche un valore culturale e spirituale importante:
–> I piedi sono il nostro contatto con il suolo e, secondo la filosofia yogica, assorbono energia dalla terra. Praticare scalzi aiuta a stabilire questo legame.
–> Come si entra scalzi nei templi, anche lo spazio della pratica yoga è considerato sacro. Togliere le scarpe significa lasciare fuori dal tappetino le impurità esterne ed esprime rispetto per quel luogo.
–> Il corpo è come un tempio e la pratica è un atto di devozione, ed essere scalzi aiuta a coltivare la consapevolezza e a rafforzare il senso di connessione con se stessi.
La prossima volta che sali sul tuo tappetino, ricorda che stai entrando in un luogo speciale, un luogo che hai scelto per onorarti, onorare questa pratica e onorare i maestri che l’hanno condotta fino a te.
🦴 Il piede ha un quarto di tutte le ossa del corpo. I piedi insieme contano 52 ossa, ovvero circa il 25% delle ossa totali del corpo umano che sono 206.
🦶 Le impronte plantari sono uniche come quelle digitali. La forma del piede e le linee delle piante sono determinate fin dalla nascita e rendono le impronte plantari un metodo di identificazione
👟 Lo yoga può far crescere la tua taglia di scarpe. Dopo un periodo di pratica regolare spesso si devono cambiare scarpe perché i muscoli e le articolazioni diventano più forti e flessibili e la forma del piede cambia.
Visto che questo mese sulla Yoga Digest parliamo di arte, ho pensato di suggerirti tre film che mi vengono in mente se penso ai piedi e, come avrai capito, ai piedi io ci penso spesso!
🎥 My Left Foot (1989, Jim Sheridan) Film vincitore di numerosi premi, racconta la vera storia di Christy Brown, artista irlandese con paralisi cerebrale che dipingeva e scriveva usando solo il piede sinistro.
🎥 Kill Bill (2003, Quentin Tarantino) In una scena iconica la protagonista cerca di muovere l’alluce, simbolo della sua lotta per riprendere il controllo del corpo. I piedi sono qui simbolo di potere e resistenza.
🎥 Man on wire (2008, James Marsh) Documentario pluripremiato che racconta la straordinaria impresa di Philippe Petit, il funambolo dai piedi magici che camminò nel cielo tra le Twin Towers di New York.
Foto di Noah Buscher su Unsplash.