
Design week e MiArt tra attese e connessioni
11 Marzo 2025
Scopri di piùÈ stata un simbolo del femminismo ante litteram – o meglio, di quel proto-femminismo che negli anni ‘40 del secolo scorso si batteva per diritti fondamentali e per un’autonomia ed emancipazione delle donne che oggi diamo per scontati. Chissà che cosa direbbe o farebbe oggi, nell’epoca del #MeToo, Wonder Woman, l’eroina nata nel 1941 dalla fantasia di William Mourton Maston (psicologo e teorico del femminismo, appunto) e dalla matita di Harry G. Peter.
Probabilmente indosserebbe scarpe rosse ogni 25 novembre e scenderebbe in piazza a manifestare contro la violenza sulle donne, come faceva Inez Milholland, la suffragetta americana a cui si ispira il suo personaggio e che nel 1913, a Washington, si mise alla testa di un grande corteo di donne che rivendicavano il diritto al voto, in sella a un cavallo bianco e vestita come un’amazzone.
Un esempio di affermazione e volontà per molte donne e ragazze. La mostra che le dedica Milano, a Palazzo Morando, è un’occasione per conoscere il personaggio e le sue avventure, ma anche la sua genesi culturale e artistica, ispirata alla mitologia greca: di lei i suoi autori dicevano che fosse “Bella come Afrodite, saggia come Atena, più veloce di Hermes e più forte di Ercole”, ma anche tenace come Atlante, potente come Zeus, audace come Achille.
La mostra è aperta fino al 20 marzo.